domenica 13 febbraio 2022

LETTERA ALLA MIA FIDANZATA - Tra sogno e realtà (Capitolo 4)

Cara Lucia,
ho pensato che è giunto il momento di scriverti una lettera. La scrivo come si faceva una volta. Sulla carta, con la penna. Strano penserai… è un gesto obsoleto, ma a me sembra un fatto più naturale, come accendere il fuoco o guardare il cielo. Sai qua non ho nemmeno il cellulare e non mi dispiace affatto perché quell’aggeggio trilla continuamente e ti ricorda che c’è sempre qualcosa di urgente da fare. Organizzare. Qualcuno da chiamare. Richiamare. Stavo iniziando ad odiarlo. Porta a dimenticare le cose essenziali, quelle che alla fine fanno la differenza. Per esempio fermarsi, pensare, parlare con Dio. Avrei potuto anche aspettare di essere tornato in Italia, per dirti a voce quello che penso, ma non sarebbe stata la stessa cosa. Voglio scegliere bene le parole, una ad una, per trasmetterti quello che ho nel cuore, senza farmi fregare dalla fretta.

E’ da un po’ di tempo che ho fatto una scoperta: ho capito il motivo per cui sono così innamorato di te. Perché ogni volta che immagino il futuro, quello che farò, dove abiterò… ti vedo sempre. E ti vedo bellissima. Col tuo sorriso dolce e coi tuoi occhi che sognano. Guarda che non è una cosa banale: quante volte la gente si innamora, ma per paura o per pigrizia non riesce a pensare in grande. E si vive tutto sull’attimo, sull’istante. Prendi, mangia e sputa. Per me non è così, è tutto diverso. Noi veniamo da una storia unica e i nostri cammini si sono incontrati. Abbiamo fatto un pezzo di strada, ma adesso quando penso alla mia vita fra un po’ di tempo, la penso con te. E’ come una specie di sogno nel cassetto, che senti che vuoi a tutti i costi realizzare. E non importa se siamo poco più che ventenni. Non vorrei fare questo tipo di calcoli, altrimenti caschiamo nella grande trappola e andiamo ad accodarci alle mode del momento. Però questo sogno funziona se siamo in due a volerlo. Ecco, sento che è il momento di fare un salto.

Ma muoviamo un passo alla volta. Adesso ho un regalo per te. Si tratta di una specie di viaggio. Un viaggio speciale, da fare insieme.  Se ti senti pronta basta che chiudi gli occhi. Chiudili proprio adesso e respira profondamente. Per un istante non pensare a niente. Prendi la mia mano e tienila forte. La senti? Lei è più grande della tua, saprà esserti d’aiuto nei momenti più difficili. Fidati di me e lasciati condurre. Ora ripensa a quando eri bambina, ai tuoi genitori, alla tua casa, ai tuoi fratelli. Ricordi bellissimi vero? Anni spensierati, pieni di giorni in campagna dai nonni. Le corse, i prati, tutti regali immensi. Poi sei cresciuta e giorno dopo giorno diventavi grande: andavi a scuola, conoscevi gli amici, la musica. Te li ricordi ancora i Modena City Ramblers? I concerti d’estate a cantare e a ballare alla Festa dell’Unità. La Mannoia, Branduardi, De Andrè… li ami da sempre i cantautori italiani. Erano la colonna sonora perfetta di una vita come tante, ma anche speciale, resa ancora più unica da un’ideale: vivere per non morire mai. Ci hai sempre sperato in questo ideale, che prima o poi potesse realizzarsi. Sai che non è impossibile, nonostante i nostri mille difetti. Bisogna solo avere un po’ di coraggio e buttarsi. Capire cosa è più importante.

Per me non è stato facile partire. Avevo il cuore diviso. Da una parte c’era il sogno che rincorrevo da anni, lasciare tutto e vivere per un lungo periodo in mezzo alla povertà. Dall’altra c’eri tu… che mi hai lasciato libero di andare, perché non vedevi due mondi opposti, ma semplicemente due rive, che si univano. Stare lontani per quattro mesi non è facile, ma credo sia stata la scelta giusta. Ho imparato a fare un esercizio che mi servirà per sempre. E’ come se i mesi passati a camminare in solitudine tra queste montagne immense mi avessero aiutato a vedere la mia vita come un tavolo… riesci a immaginare un bel tavolo di legno? Ecco il mio tavolo era colmo di cose. Talmente tante cose che non vedevo più la bellezza del legno; ogni tanto cadeva un oggetto, per inerzia o per distrazione. L’esistenza di molti è proprio così: siamo talmente pieni di cose che le diamo per scontate e non le curiamo più. Allora mi sono chiesto se avesse senso continuare a custodire tante cose se poi non è quello che vuoi. Se poi non ti riempie davvero. Così ho capito che dovevo iniziare a togliere. Selezionare. E da quando ho fatto pulizia mi sono sentito molto meglio. Ero più libero di costruire il mio futuro. Sembra incredibile ma è così. Ci sono volute tante ore di aereo, giorni di solitudine, vedere come vive questa povera gente, mangiare insieme a loro, sentire i racconti, lavorare duramente, sentire le gambe stanche e il fiato corto. Mi sono lasciato commuovere da questa povertà. Loro che non hanno quasi niente, tanto meno le facoltà intellettive per capire i miei ragionamenti, mi hanno aiutato a comprendere cosa volevo davvero. Sono tornato semplice.

Lo sai che mi è successo un giorno? Stavamo costruendo il tetto di una famiglia molto povera, con cinque figli. Toglievamo la paglia, montavamo le travi e sistemavamo le tegole. Io ero molto fiero del mio lavoro e  sentivo che stavo migliorando il mondo. Tipo Che Guevara o giù di lì. Al momento del pranzo ho tirato fuori dallo zaino due pani. Uno l’ho tenuto per me, l’altro l’ho regalato al piccolo Wilson, dieci anni. Ricordo ancora i suoi occhi lucidi. Neri come il carbone. Gli avevo fatto un regalo importante, ma soprattutto buono. E sai che ha fatto sto bambino? Me lo ha messo davanti alla faccia, l’ha spezzato a metà, come fa il prete alla messa. Ne ha strappato un pezzo minuscolo e lo ha mangiato in fretta. Le due parti più grandi le ha donate ai suoi fratellini più piccoli. Lo sai come mi sono sentito in quel momento? Terribilmente ricco. Terribilmente egoista. Un niente. Per la prima volta nella mia vita ho avuto la sensazione di avere Gesù in persona davanti a me. A più di tremila metri. Dentro una capanna. Nei panni di un bambino sporco, scalzo e con la pancia gonfia di vermi. Ho sentito che prima di cambiare il mondo, dovevo cambiare me stesso. E in quel momento, mentre piangevo dall’emozione, mi sei mancata moltissimo. Ho sentito che la persona che avrei voluto al mio fianco in quel momento eri tu.

Alla fine potrei anche vivere qua per sempre, in una capanna, come altrove, ma vorrei che ci fossi tu al mio fianco. Per condividere tutto. Questo fa la differenza, per me, ora. Spero solo che avrai la forza di aspettarmi.

 Mi aspetterai?

E pensare che tutto è iniziato con quel bacio dietro alla chiesa. Le nostre vite come due rivoli che in una sera di giugno si sono uniti sulle nostre labbra, illuminate dalle lucciole. L’avresti mai potuto immaginare di arrivare a questo punto? Lo vedi anche tu il sogno? Il miracolo...

Cara Lucia, sento che hai voglia di riposarti, adesso. Vuoi stare un attimo da sola. Devi rilassare la mente. Io ti conosco, so quello che pensi. Vuoi essere felice e trovare un modo per dare senso a tutto quanto, ma anche avere i tuoi spazi. Ti spaventano i vuoti e la mediocrità, non è vero? Non ce la fai a vivere d’istinto e basta, come un animale. Lo sai che vali molto di più di un animale. Da un certo punto di vista assomigli molto a un angelo. Ti confesso che anch’io non ne posso più di pensare che tutto ruoti intorno alla materia o al nostro basso ventre. Avranno anche una certa importanza, non lo nego, ma non possono governare le nostre vite, per la miseria! Non è facile, indubbiamente, non lo è. Le conosciamo bene le fatiche, perché siamo energia allo stato puro, animali sociali, ma è meglio fare lo sforzo di cercare qualcosa di diverso piuttosto che accontentarsi di un copione già scritto o peggio, rimanere a casa a contare il tempo che scorre inesorabile e uccidersi di noia, schiavi delle nostre vanità e dei nostri adorabili capricci. Dobbiamo per forza sempre arrenderci a noi stessi oppure decidiamo una volta per tutte di iniziare a combattere sul serio? Ci proviamo a vincerla questa battaglia?

Meglio uno spirito inquieto che un'esistenza morta. E non è ancora finita: meglio sognare di vivere per sempre che rassegnarsi a morire.

E allora vai Lucia, cammina, piangi se vuoi, balla nel silenzio del tuo deserto e addomestica dromedari, disintossicati da questo mondo di plastica, scala una montagna più alta delle tue possibilità, componi una canzone in MI maggiore, realizza cose interessanti, balla sotto la pioggia, picchia un sacco appeso al soffitto, dipingi un quadro solo per te, perdi un po’ di tempo davanti al mare e ascoltalo, entra in una chiesa a pregare o più semplicemente a stare in silenzio, evita di parlare quando puoi farlo, cura un piccolo orto, leggi libri di spiritualità, cerca un tuo equilibrio dei sensi, dì ai ragazzi di non consumare droghe perché quello che serve ce l'hanno già senza bisogno di andarlo a cercare fuori, non smettere di suonare la chitarra, corri all'aria aperta, affezionati a qualcuno, scrivi i tuoi pensieri da qualche parte, impara a memoria un paio di citazioni importanti (quelle che pesano su di te come sassi sull'acqua), sogna più che puoi, senza dimenticare di essere concreta, ama la tua famiglia, non odiare mai nessuno, converti i pensieri negativi in occasioni e stimoli positivi perché cercheranno continuamente di annegare la tua felicità o di buttarti giù, tu però non stancarti, non lasciare che a vincere sia il male, pensa a quanto è grande il cielo e a quanto i tuoi problemi - se paragonati all'immensità dell'universo - sono insetti minuscoli, cerca buoni maestri di vita, vinci la tua superbia, fai esercizi fisici, lavora intensamente, imbianca una stanza, regala il tuo tempo a chi te lo chiede, offri le tue energie e non ti attaccare ai soldi (utili, ma velenosi), aiuta qualcuno che non potrà mai dirti "grazie per quello che hai fatto per me", perdona chi ti fa uno sgarbo, scendi in profondità, cerca la tua pace interiore, canta pure a squarciagola la tua canzone preferita, ma alla fine, arrenditi a te stessa, perché in ogni caso noi non siamo Dio. Possiamo immaginare cose stupende, realizzarne di magnifiche, ma non siamo Dio e un giorno torneremo polvere. E' da lì che tutto è cominciato: dalla polvere...

Ti lascio questa lettera. Custodiscila fino al mio ritorno. Manca poco. L'ho scritta con il cuore per te, per il bene immenso che ti voglio. Che non si può misurare. L’ho scritta così intensamente che mi sembra di essere lì al tuo fianco mentre la leggi e la mano trema impercettibilmente. E' come una preghiera e vale anche per chiunque dovesse passare di qui per caso e inciampare su queste parole. Ti prego, continua a cercare come hai sempre fatto, non stancarti mai anche se ogni tanto ti perdi o ti sembra di non capirci niente. Non arrenderti. Aiuta anche me a tirar dritto in questo viaggio fantastico che è la vita. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci sostenga.

Scegli il posto in cui andare e un giorno ti ci porterò davvero. Decidi tu quando vuoi iniziare questo viaggio. Io lo inizierei già domani. L'importante è puntare in alto. Se anche tu lo vuoi possiamo provarci insieme. Perché la tua anima è bella e vale più di un tesoro. La conservo nel mio cuore come una perla preziosa, cerco di trattarla con cura, mi piace la sua purezza, la sua innocenza.

La nostra pelle si consumerà, ma sarà lo spirito che potrà volare un giorno. S'innalzerà verso luoghi così deliziosi che ci faranno commuovere di gusto. Anche tu come me, lo sogni, lo desideri? Speri con tutto il cuore di vedere quella luce che è solo pace e stare? Io mi figuro già l’istante in cui ne saremo completamente avvolti. Sorrideremo. Ci sentiremo bene. E saremo felice per sempre. Saremo un vero miracolo. Ti guarderò negli occhi e sarai ancora più bella.

 Adesso basta, vieni più vicino. Devo dirti una cosa all’orecchio. E’ molto importante. Tutti questi giri di parole servivano per chiederti questo: mi vuoi sposare?

 Aspettami, tuo Matteo

 

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