martedì 4 marzo 2014

CRONACHE... E DINTORNI


Aldo Maturo da “grande” avrebbe voluto fare il giornalista. E siamo certi lo avrebbe fatto molto bene. Un sogno mai represso del tutto. Dopo gli studi di diritto c’è anche un concorso per entrare all’ Ansa, la storica agenzia giornalistica italiana, a testimoniare una grande passione poi sopita per affrontare le tante problematiche del carcere nel ruolo di direttore. Il suo lavoro fino al pensionamento del 2005. Un lavoro difficile, in momenti difficili per il Paese, come negli anni bui del terrorismo. Gli anni ’70 del secolo scorso a cui risale il mio incontro con Aldo Maturo, all’epoca alla guida del supercarcere di Fossombrone.

Io cronista, prima di “Corriere Adriatico”, poi della Rai; lui direttore di un carcere ad alta tensione per la presenza di terroristi e mafiosi. Un incontro per certi versi inevitabile visto che la cronaca si è dovuta occupare più di una volta di vicende drammatiche accadute all’interno del carcere di massima sicurezza. Evasioni tentate o riuscite, proteste e rivolte, protagonisti alcuni tra i pezzi grossi della criminalità organizzata e delle brigate rosse: Vallanzasca, Mesina, Liggio, Maraschi, Toni Negri, soltanto alcuni degli ospiti “illustri”del penitenziario forsempronese che mi tornano in mente dopo tanti anni.
In quelle situazioni così delicate e drammatiche mi ha colpito subito l’umanità, la capacità di mediare all’interno della dura realtà del carcere e il corretto rapporto con gli organi d’informazione del direttore Aldo Maturo, quasi un amico dei giornalisti chiamati ad operare anch’essi in situazioni di estrema difficoltà.

E sì perché lui in fondo si è sempre sentito giornalista e adesso, che da “grande” ha lasciato il carcere, eccolo finalmente libero cronista e opinionista puntuale su argomenti di attualità. E non solo.

Uno sguardo attento e critico sulle grandi questioni sociali e un’attenzione particolare alle problematiche legate alle nuove povertà e all’emarginazione che Aldo affronta come volontario del centro di ascolto della Caritas di Pesaro.

Considerazioni e riflessioni in parte già scoperte sul web, nel suo blog “viacolvento”, ed ora pubblicate in “Cronache e... dintorni”, seconda raccolta di scritti che Maturo ci regala dopo “Fotogrammi di memoria”.

Un passaggio di campo netto. Dall’amarcord di “ragazzo del sud” del primo volume interamente dedicato a Telese Terme, suo paese d’origine, alle cronache attente su fatti e problemi che abbracciano un arco di tempo che va dal 2005 ai nostri giorni.

Trovano così spazio, nei circa quaranta “pezzi” raccolti, alcuni veri e propri articoli di fondo, altri vere e proprie inchieste, argomenti di grande interesse e attualità. Certo non ultimo il problema del sovraffollamento delle carceri, tornato recentemente alla ribalta della cronaca, ma che l’ex direttore affronta a più riprese alla luce dell’esperienza di chi ha vissuto quella drammatica realtà dal di dentro. Di chi ha vissuto la violenza del carcere dove “la vita diventa impossibile per tutti, per il detenuto ma anche per l’operatore, che rischia di diventare solo un magazziniere di uomini”.

E non sono soltanto prese di posizione e denunce quelle di Aldo Maturo: i suoi scritti, infatti, si arricchiscono spesso di proposte concrete e di approfondimenti, frutto di ricerche mirate in campo giuridico e storico.

Così ci si trova di fronte a grandi temi: il fenomeno dell’emigrazione, dai tempi in cui la gente del Sud sognava “la Merica” e “quando i clandestini eravamo noi”, ai nostri giorni, a parti invertite, con l’Italia e l’Europa alle prese con “uno tsunami di disperati”.

E ancora: la violenza sulle donne, lo stupro, reato che in metà degli oltre centonovanta Paesi aderenti all’ONU non è punito. Nel capitolo “Stupratori senza confine” Maturo prende in esame gli ordinamenti di vari Paesi europei rispetto a questo crimine.

 Dalla cremazione, alla presenza del crocefisso in classe e nei luoghi di lavoro, dalla pedofilia alle discariche abusive “sotto il cielo di gomorra” (montagna di rifiuti alta come l’Etna), da “Falcone, un eroe del giorno dopo” ai conti in tasca alla criminalità, tra le altre questioni scottanti affrontate con il piglio del cronista aggiornato e documentato, capace di aprirti gli occhi su alcune emergenze della nostra società e di colpirti al cuore con le cronache de “l’altra faccia della città”, quella che facciamo finta di non vedere. Ecco allora emergere l’umanità del cronista di fronte alla schiera sempre più folta degli “ultimi” della società. Quegli emarginati che Aldo incontra allo sportello legale della Caritas. Ecco allora raccontata la misera fine di Massimo, clochard che viveva in una tenda sotto un ponte del fiume Foglia, uno dei tanti “senza dimora” che si arrangiano per una misera sopravvivenza.

In chiusura poi Aldo Maturo lascia liberi i suoi sentimenti più reconditi per ricordare amici che se ne sono andati per sempre. Beppe in “Direzione Paradiso”, Mario “El Gnugn”, l’orologiaio e Giorgio “el fiol del ciavatin”, questi due ultimi figure popolari di Fossombrone.

Per dire che da “grande” Aldo Maturo fa il giornalista e finalmente dà sfogo alla sua prima passione. Direi con lo stesso impegno civico con cui per tanti anni è stato al servizio dello Stato. E siamo certi non finisce qui: il nostro cronista ha ancora molto da dire.
Prefazione del libro scritta dal giornalista RAI Alberto Pancrazi

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