venerdì 21 novembre 2014

DIGNITA' NON ELEMOSINA



Oggi "si sottolineano molto i soldi che mancano per creare lavoro", ma "il denaro per acquistare armi si trova, per fare le guerre, per operazioni finanziarie senza scrupoli, si trova".

"E' doloroso constatare come la lotta contro la fame e la denutrizione sia ostacolata dalla priorità del mercato e dalla preminenza del guadagno, che hanno ridotto il cibo a una merce qualsiasi, soggetta a speculazione, anche finanziaria". Inizia così il discorso di Papa Francesco alla seconda Conferenza Internazionale sulla malnutrizione, interrotto più volte dagli scroscianti applausi dei dignitari giunti da tutto il mondo...

Il Pontefice è arrivato nella sede dell'organismo Onu a Roma poco prima delle 11. Salito al terzo piano, prima di entrare nella Sala Plenaria il Pontefice ha incontrato brevemente la Regina Letizia di Spagna che aveva appena concluso il suo intervento, preceduto dal saluto del ministro per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Maurizio Martina, presidente della Conferenza, e dall'introduzione di Josè Graziano da Silva, direttore generale della Fao. 

L'ingresso di Jorge Mario Bergoglio, seguito dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, è stato accolto dall'applauso dei delegati tutti in piedi. Il Pontefice si è rivolto all'assemblea in lingua spagnola. "Oggi si parla molto di diritti, dimenticando spesso i doveri - ha affermato - Forse ci siamo preoccupati troppo poco di quanti soffrono la fame. E mentre si parla di nuovi diritti, l'affamato è lì, all'angolo della strada, e chiede diritto di cittadinanza, di essere considerato nella sua condizione, di ricevere una sana alimentazione di base. Ci chiede dignità, non elemosina".

Ebbene, ha proseguito Bergoglio, "la sfida che si deve affrontare è la mancanza di solidarietà. Le nostre società sono caratterizzate da un crescente individualismo e dalla divisione. Ciò finisce col privare i più deboli di una vita degna e con il provocare rivolte contro le istituzioni". 

"Quando manca la solidarietà in un Paese, ne risentono tutti - ha aggiunto Francesco - Di fatto, la solidarietà è l'atteggiamento che rende le persone capaci di andare incontro all'altro e di fondare i propri rapporti reciproci su quel sentimento di fratellanza che va al di là delle differenze e dei limiti, e spinge a cercare insieme il bene comune".

Ma la solidarietà è un collante anche nei rapporti della comunità internazionale: "I destini di ogni nazione sono più che mai collegati tra loro, come i membri di una stessa famiglia, che dipendono gli uni dagli altri. Ma viviamo in un'epoca in cui i rapporti tra le nazioni sono troppo spesso rovinati dal sospetto reciproco, che a volte si tramuta in forme di aggressione bellica ed economica, mina l'amicizia tra fratelli e rifiuta o scarta chi già è escluso". 

Quindi Papa Francesco è tornato al destino dei singoli, di "chi manca del pane quotidiano e di un lavoro dignitoso": "Questo è il quadro del mondo, in cui si devono riconoscere i limiti di impostazioni basate sulla sovranità di ognuno degli Stati, intesa come assoluta, e sugli interessi nazionali, condizionati spesso da ridotti gruppi di potere".

"Lo spiega bene - ha osservato il Papa - la lettura della vostra agenda di lavoro, volta a elaborare nuove norme e maggiori impegni per nutrire il mondo. In questa prospettiva spero che, nella formulazione di tali impegni, gli Stati s'ispirino alla convinzione che il diritto all'alimentazione sarà garantito solo se ci preoccupiamo del suo soggetto reale, vale a dire la persona che patisce gli effetti della fame e della denutrizione".

Il Papa ha chiesto alla comunità internazionale una nuova visione del mondo, con nuove e rivoluzionarie regole. "Le persone e i popoli esigono che si metta in pratica la giustizia, non solo la giustizia legale, ma anche quella contributiva e quella distributiva. Pertanto, i piani di sviluppo e il lavoro delle organizzazioni internazionali dovrebbero tener conto del desiderio, tanto frequente tra la gente comune, di vedere in ogni circostanza rispettati i diritti fondamentali della persona umana e, nel nostro caso, della persona che ha fame".

Nuove regole per contrastare la grande contraddizione della modernità: "C'è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l'uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi".

Ma Bergoglio ha accusato apertamente anche le diplomazie, colpevoli di sollevare cortine per non lasciare che si veda come stanno le coseo. "Ci sono pochi temi - ha scandito, per farsi capire bene - sui quali si sfoderano tanti sofismi come su quello della fame. E pochi argomenti tanto suscettibili di essere manipolati dai dati, dalle statistiche, dalle esigenze di sicurezza nazionale, dalla corruzione o da un richiamo doloroso alla crisi economica".

Papa Francesco ha nuovamente condannato anche l'uso che si fa dell'embargo internazionale, applicato ai governi ma che di fatto è pagato dai popoli, e la pratica degli accordi di cooperazione allo sviluppo vincolati da standard politici: "Se si crede al principio dell'unità della famiglia umana, fondato sulla paternità di Dio Creatore, e alla fratellanza degli esseri umani, nessuna forma di pressione politica o economica che si serva della disponibilità di cibo può essere accettabile. Ma, soprattutto, nessun sistema di discriminazione, di fatto o di diritto, vincolato alla capacità di accesso al mercato degli alimenti, deve essere preso come modello delle azioni internazionali che si propongono di eliminare la fame".

Nuove regole impongono anche il rispetto dell'ambiente. "Penso - ha aggiunto Francesco, parlando a braccio e alludendo ai cambiamenti climatici e conseguenti disastri - alla nostra sorella e madre terra, al pianeta. Ricordo una frase di un anziano: Dio sempre perdona, la sofferenza il maltrattamento, noi uomini perdoniamo a volte. La terra non perdona mai. Rispettiamo la terra perché non risponda con la distruzione".

Bergoglio si è quindi richiamato alla "fonte inesauribile d'ispirazione" che è la legge naturale, "iscritta nel cuore umano": amore, giustizia, pace, "elementi inseparabili tra loro". "Come le persone, anche gli Stati e le istituzioni internazionali sono chiamati ad accogliere e a coltivare questi valori, in uno spirito di dialogo e di ascolto reciproco. In tal modo, l'obiettivo di nutrire la famiglia umana diventa realizzabile. Ogni donna, uomo, bambino, anziano deve poter contare su queste garanzie dovunque. Ed è dovere di ogni Stato, attento al benessere dei suoi cittadini, sottoscriverle senza riserve, e preoccuparsi della loro applicazione. Ciò richiede perseveranza e sostegno".

In questo scenario, "la Chiesa Cattolica cerca di offrire il proprio contributo, mediante un'attenzione costante alla vita dei poveri in ogni parte del pianeta - ha assicurato il Papa - Su questa stessa linea si muove il coinvolgimento attivo della Santa Sede nelle organizzazioni internazionali e con i suoi molteplici documenti e dichiarazioni". 

Bergoglio a questo punto ha enunciato l'obiettivo finale: "sistema internazionale equo". E ha chiarito che la Chiesa intende "contribuire a identificare e adottare i criteri" per il suo sviluppo e realizzazione. "Sono criteri - ha spiegato - che, sul piano etico, si basano su pilastri come la verità, la libertà, la giustizia e la solidarietà. Allo stesso tempo, in campo giuridico, questi stessi criteri includono la relazione tra il diritto all'alimentazione e il diritto alla vita e a un'esistenza degna, il diritto a essere tutelati dalla legge, non sempre vicina alla realtà di chi soffre la fame. E l'obbligo morale di condividere la ricchezza economica del mondo".

"Chiedo a Dio - ha concluso il Papa - di benedire tutti quelli che, di qualsiasi livello istituzionale, si mettono al servizio di coloro che hanno fame e prego la comunità internazionale di ascoltare l'appello di questa conferenza. Dare da mangiare agli affamati per salvare la vita al Pianeta".

L'intervento alla Fao è stato seguito da quello non meno incisivo al quarto festival della Dottrina sociale della Chiesa. Oggi "si sottolineano molto i soldi che mancano per creare lavoro", ma "il denaro per acquistare armi si trova, per fare le guerre, per operazioni finanziarie senza scrupoli, si trova", è l'amaro e durissimo atto d'accusa di papa Bergoglio nel videomessaggio per l'evento apertosi a Verona.

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