lunedì 7 aprile 2014

37° CONVEGNO NAZIONALE CARITAS_Quartu S.Elena, Cagliari

I rappresentanti delle Caritas marchigiane



Dal 31 marzo al 3 aprile si è svolto a Quartu Sant’Elena, nella Diocesi di Cagliari, il 37° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, che ha avuto come titolo "Con il Vangelo nelle periferie esistenziali, sulla scia delle parole pronunciate da Papa Francesco fin dall'inizio del suo pontificato e della sua costante attenzione a tutte le realtà di povertà e solitudine. Parole nuove e forti che marcano l’impegno dell'azione di animazione e di servizio delle Caritas e che per questo le chiama in modo specifico ad una riflessione: occorre cambiare prima noi stessi per essere testimoni del Vangelo.




Il Convegno, a cui hanno partecipato quasi 700 delegati, ha ripreso il cammino svolto a partire da quello di Montesilvano (PE) del 2013, volgendo lo sguardo verso il Convegno ecclesiale nazionale che si terrà a Firenze nel 2015 sul tema "In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. E’ stata un’occasione di confronto concreto tra le esperienze di tutta Italia per domandarsi con realismo cosa è importante aggiungere all’azione della propria Caritas diocesana, in termini di strumenti, modalità e di organizzazione, ma anche cosa merita di essere trasformato e cosa dev’essere lasciato, per avviare un percorso di discernimento e ripensamento di tutti i luoghi in cui si opera quotidianamente.




Enzo Bianchi


Di grande valore, gli interventi dei relatori giunti nel capoluogo sardo: nel loro insieme fanno eco alle parole di Mons. Francesco Soddu, direttore nazionale, quando afferma che “la Caritas vuole essere l’evidenza della carità di Dio. Se noi manifestiamo con il nostro stile di vita quel che dovremmo essere, diamo testimonianza e creiamo partecipazione e condivisione”. Molto incisiva è stata la testimonianza di Enzo Bianchi, Priore della Comunità di Bose il quale ha ricordato la necessità di rendersi prossimi a chiunque si incontri perché il cristiano deve agire, parlare e incontrare l’altro proprio come ha fatto Gesù. Allo stesso modo la Chiesa, per rendersi fedele alla sua vocazione evangelizzatrice non deve sentirsi al centro, ma “in uscita”; deve annunciare a tutti Cristo senza paura, facendosi prossima, assumendo uno stile povero e umile. Perché “la povertà è di tutti” ha sottolineato la Prof.ssa Chiara Giaccardi, dell’Università Cattolica di Milano, “è il saper condividere, l’essere più solidali, il fidarci di più di Dio e meno delle nostre forze umane; l’unica via che può salvarci dal naufragio del mondo moderno, ben diversa dalla miseria, che è un sintomo da combattere. Ma “chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1GV 4,20), dunque è necessario assumere la povertà come metodo ed essere misericordiosi. Anche l’intervento di S.E. Mons. Cesare Nosiglia Arcivescovo di Torino, segue la stessa direzione: preoccupato di “una cultura dell’individualismo che mette il proprio io al centro di tutto” ha auspicato che sia Gesù ad essere al centro della nostra vita, perché “con la sua piena umanità, salva e redime chi l’accoglie nella fede e vive nella carità”.



Anche Caritas Marche si unisce alle prospettive future scaturite dal  convegno e l’orizzonte che si delinea è pensarci come un soggetto ecclesiale in cammino accanto ai poveri, che sceglie di parlare di povertà e condivisione al mondo dell’economia, della produzione, delle professioni, della scuola, senza la pretesa di avere un ruolo istituzionale.

a cura di Matteo Donati

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