martedì 8 aprile 2014

STORIA DI UN RAGAZZO CHE UN GIORNO SI ADDORMENTA


Questa è la storia di un ragazzo che un giorno si addormenta dopo un tonfo impressionante: un volo di tre metri, poi lo schianto e l’'eco che agghiacciò tutti. Il capannone di Villasalvia conteneva numerosi macchinari agricoli che nell’immaginario di cinque allegri ragazzotti di campagna si trasformavano in mille avventure da e inventare. Nel pieno di una giornata d’estate questo piccolo drappello si era dato appuntamento all’interno del capannone per dare sfogo alla loro voglia di divertirsi. Il primo ad arrivare fu Demis, conosciuto come capo indiscusso del gruppo...


Lui era la mente. Il leader maximo. Il Boss. Il Grande e Invincibile Super Generale dell’Esercito Ufficiale di Villasalvia. La guida illuminata alla conquista del mondo. A lui spettava dare ordini e mantenere la disciplina. Pochi istanti dopo l’arrivo di Demis giunsero in sella alle loro biciclette anche Marcello e Vittorio. Come da regolamento parcheggiarono i loro destrieri e si allinearono di fronte al capannone per porgere il saluto al Generale.
-Aaaattenti!- gridò Demis
-Buon giorno Super Generale!!!- risposero all’unisono le voci dei due Caporali.
Non fecero in tempo a terminare questa piccola cerimonia che udirono il pòti-pòti della trombetta di Macistedalculotriste, il Colonnello dell’esercito di Villasalvia. Questi era forte nel fisico, ma un po'’ lento di cervello e adesso stava correndo in direzione dei suoi compagni facendo pòti-pòti con la sua trombetta.
-Si vergogni Colonnello- esclamò Demis.
-Mi scusi tanto Super Generale- disse Macistedalculotriste prima di fare un’altra volta pòti-pòti.
Infine si presentò anche Vicenzino, l'’unico che non faceva ancora parte del mitico esercito.

La loro impresa tipica era giocare a fare la guerra. Strisciavano tra i filari di peschi alla conquista del mondo. Trascinavano i loro fucili di legno fino alla Base costruita dentro una montagna di letame secco, cercando di avvistare qualche nuovo nemico invisibile. Una volta individuati gli obiettivi passavano all'azione dentro fossi, pozzanghere e cataste di legna. Ma la mente geniale di Demis in quella eccezionale giornata di sole escogitò un simpatico diversivo. Dopo aver radunato i soldati, decise che per Vicenzino era giunto il momento di entrare a far parte della banda e che doveva sottoporsi ad una prova che ne misurasse il coraggio.Tutti i subordinati si dissero d’accordo, compreso Vicenzino: nessuno lo avrebbe più considerato un bambino.

I cinque ragazzi si portarono sul fondo del capannone. Tutti stringevano sul petto le armi per marcare la solennità dell’evento. Tutti tranne Vicenzino, che guardava i compagni con gli occhi lustri per l’'emozione: ancora poco e sarebbe diventato un vero duro.

La cerimonia d'’iniziazione cominciò quando erano le quattro del pomeriggio e il Super Generale Demis ordinò a Macistedalculotriste di portargli una fune. I gemelli invece, obbedirono al comando di legare i piedi di Vicenzino ad un'’estremità della corda. Il nodo era saldo. Vicenzino non capiva, ma non era quello il momento dei ripensamenti. A quel punto fu Demis che disse:
-“L'’Esercito Ufficiale di Villasalvia procede ora a riconoscere a Vicenzino il grado di Soldato Semplice, non prima di averlo sottoposto ad una prova”.
Il Generale prese la corda, la fece volteggiare e la lanciò in alto fino a farla aggrappare ad una trave. A quel punto tutti gli Ufficiali afferrarono la cima opposta e cominciarono a tirare. Gli occhi di Vicenzino si sgranarono: si accorse che il mondo si era rovesciato. Demis dettava il ritmo un-due-tre, Macistedalculotriste faceva fruttare la potenza dei suoi muscoli, mentre i due Caporali seguivano a ruota. Vicenzino tentò di opporsi, ma era tutto inutile. I piedi erano legati e adesso che sembrava una campana che andava su e giù din-don din-don, ebbe il sospetto che lo stessero prendendo in giro. Allora lui disse che dovevano tirare più piano e loro risposero che sembrava un sacco di patate. In quel momento scesero le prime lacrime. E allora singhiozzò, ma a quelli non gliene importava nulla e gli dissero che se era un vero soldato coraggioso doveva aspettare ancora. Così continuava quella infinita altalena. E Vicenzino era un peperone paonazzo e disse che avrebbe fatto la spia. Ma gli Ufficiali sembravano sordi alle sue suppliche.

Quando Demis pensò che poteva bastare, il suo orecchio udì un rumore che proveniva dall’ingresso. Demis disse “Fermi!”, ma Vicenzino continuava a gridare “Lasciatemi vi prego”. Qualcuno li aveva sentiti. Il Generale disse “Scappiamo!” e le sue mani arroventate dall'’attrito della fune lasciarono la presa. Marcello e Vittorio lo seguirono senza chiedersi il perché e Macistedalculotriste, rimase da solo alle prese con quel quasi Soldato Semplice appeso per i piedi, con la faccia tutta rossa e la gola che gracchiava di salvarlo. Il Colonnello disse “Da solo non ce la faccio perché è troppo pesante”, ma il Generale gridò “Andiamo” e “Non si disobbedisce agli ordini del vostro capo!” Quei passi si avvicinavano, i soldati di Villasalvia scappavano, compreso il Caporale che fu l’'ultimo ad abbandonare le lacrime di Vicenzino e fu anche l’'unico a vederlo sfracellare a terra. Per Vicenzino fu un attimo non calcolabile di tempo, potè solo chiudere gli occhi. Poi si addormentò.

Questa è la triste storia di Vicenzino, un ragazzo che un giorno si addormenta per non svegliarsi mai più.

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