mercoledì 23 ottobre 2013

ALLA CARRIERA HA PREFERITO IL PUDORE

Lettera di Maria Luce Gamboni ai compagni di scuola (pubblicata ne Il nuovo amico)

Cari compagni, domani mattina prenderò il treno per tornare definitivamente a Pesaro, ma prima di chiudere gli occhi voglio scrivervi questa lettera per poi riuscire a  leggerla quando sarò di nuovo a scuola. Ho deciso di condividere la mia esperienza di questi ultimi due mesi con voi che siete miei coetanei perché quello che ho imparato da essa e le decisioni prese in questo ultimo periodo possano essere per voi come lo sono state per me di insegnamento.

Sono partita il 20 luglio per questa esperienza, ero piena di aspettative, di voglia di imparare e di volermi applicare ma soprattutto contenta di poter fare ciò che amavo e che amo tutt’ora; cantare. Insomma, il mio grande sogno di fare un musical si stava realizzando. Così sono iniziate le prove, molto faticose, visto che lavoravamo dieci ore al giorno in una palestra dove il caldo toglieva forza e concentrazione, ma la voglia di fare e di dover avere un prodotto finito in soli trenta giorni ci faceva andare avanti e ci spingeva a dare sempre il meglio.
Giorno dopo giorno ho conosciuto tantissime persone, tra ballerini, cantanti, attori e produzione eravamo circa un centinaio. Insomma tanto duro lavoro dietro questo spettacolo! Per me ma come per tutti quelli che erano li, era diventata una professione dove si esigevano grande preparazione ma soprattutto grande concentrazione. Poi una volta montato l’intero  spettacolo si sono presentate le prime difficoltà, ho cercato di superarle e di lottare fino alla fine cercando sempre di far prevalere la mia posizione e le mie idee. Ma alla fine non sono state accettate.

LA SCENA CHE HO RIFIUTATO
Come tutti sapete Shakespeare nel suo libro parla dell’unica notte d’amore tra Romeo e Giuglietta in seguito al loro matrimonio segreto.. Il regista di questo musical sin dall’inizio aveva in chiaro di rendere nel più vero modo possibile questa scena. Così un giorno si è avvicinato comunicandomi la sua idea, quella di voler fare questa scena mettendo a servizio dello spettacolo il mio corpo seminudo. Io subito mi sono rifiutata dicendogli che non l’avrei mai fatta per nessuna ragione al mondo.  Così lui  mi disse che dovevo stare tranquilla e che mi sarebbe venuto incontro. Non mi sembrava il vero, in un mondo come quello dello spettacolo pieno di compromessi ero riuscita ad ottenere ciò che volevo, senza dover scendere a patti di nessun tipo. Passa un mese e noi intanto dalla piccola palestra ci spostiamo al Gran Teatro di Roma dove una spettacolare scenografia ci stava aspettando. Come sempre ore ed ore di prove ma ero tranquilla perché il pericolo che temevo lo avevo sconfitto… sembrava così ma non lo era.

A DIECI GIORNI DAL DEBUTTO
A soli 10 giorni dal debutto ritornò fuori lo stesso problema. A questo punto io ero consapevole che la mia esperienza sarebbe finita , perché non c’era modo di trovare un punto d’incontro. Come avevo previsto il produttore mi si è avvicinato e mi ha chiesto se allora me la sentivo di mettere il mio corpo seminudo a servizio di quella scena. In quel momento mi sono sentita considerata un oggetto in mano a degli uomini che volevano fare di me e del mio corpo il loro successo ma io non potevo permetterglielo , NON VOLEVO PERMETTERGLIELO. Allora ho subito detto che se non mi fossero venuti incontro me ne sarei andata visto che nel contratto lavorativo non era presente nessuna richiesta di questo genere. Così il produttore una volta riferito ciò al regista mi chiamò in produzione e mi disse esattamente queste parole: “il regista mi ha detto che se decidi di non fare quella scena nel modo in cui ti è stato richiesto, non farai lo spettacolo.” Ecco a soli dieci giorni dal debutto la parte sporca di quel mondo era venuta fuori e io convinta delle mie idee gli ho detto che non l’avrei fatta, che me ne sarei andata a casa coerente con me stessa  e con i miei principi , ma soprattutto pulita e senza essere scesa a compromessi.

IL PENSIERO AI COETANEI E ALLE DONNE
La mia ultima frase in quella stanza è stata: “Me ne vado, ho perso contro di voi perché non ho ottenuto ciò che chiedevo, ma ho vinto con me stessa perché al denaro e al mio sogno ho preferito il mio pudore”. Ecco compagni io non mi sento di dovervi dare insegnamenti ma quello che posso dirvi, perché l’ho vissuto in prima persona, è di non scendere mai a compromessi nella vita, di far prevalere sempre le proprie idee, di ragionare sempre con la propria testa e mai farsi trascinare, di saper rinunciare, se si capisce che una cosa non è buona per se stessi, anche quando ciò porta a perdere delle opportunità. Ma soprattutto vorrei rivolgermi alle mie coetanee e a tutte le donne, non fatevi manipolare da uomini che di voi e del vostro corpo fanno il loro successo. A conclusione di tutto ciò io mi sento di dover ringraziare la mia famiglia perché quello che mi hanno insegnato mi è stato indispensabile in questa esperienza, ma voglio ringraziare anche voi cari compagni per il tempo e l’attenzione che mi avete dato nell’ascoltare queste parole, ma soprattutto per avermi dato la possibilità di condividere con voi questa mia esperienza. Grazie di cuore!!!

Maria Luce Gamboni

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