Ho sempre considerato i ragazzi
del San un grande regalo. Più passa il tempo, più me ne rendo conto e anche se
è una cosa strana da dire, sono una carezza di Dio. Cioè uno di quei doni che a
volte arriva inaspettato, altre volte chiesto e desiderato, ma che è sempre
molto più grande di quanto lo si poteva immaginare. Prima di incontrare i
ragazzi avevo vissuto uno dei periodi più difficili della mia vita: un tempo di
aridità spirituale che aveva messo in crisi ogni mia certezza. Io che credevo
di aver capito tutto dalla vita, mi sono reso conto di non aver capito nulla. E
il dolore profondo e concreto che sentivo era la prova schiacciante del mio
fallimento.
Anche quando vuoi buttarLo via o
dimenticarti di Lui, Gesù ti aspetta. Quando pretendi di consumare la tua
libertà, Lui ti ama ancora di più. Quando invece arrivi a toccare il fondo,
devi prendere una decisione: o te ne sbatti, o decidi di farla finita oppure
apri gli occhi. Basta una piccola fessura. Da lì, da un foro minuscolo, Lui
entra, e con Lui tutta la luce.
Un giorno ho capito che io e la
mia testa da soli avremmo continuato a sprofondare in un buco peggiore. Ho
alzato lo sguardo. Ho chiesto aiuto. Qualcuno ha toccato il mio cuore nel
profondo e ha sanato tutte le ferite. C’è voluto tanto tempo, ma ne è valsa la
pena. E non si è trattato “solo” di una guarigione. E’ cambiata proprio la
luce. Cioè l’amore di Dio che ti permette di vedere tutto con occhi diversi:
tua moglie, i tuoi figli, gli amici, i nemici, il sole, la terra, il cielo, gli
animali, le pietre…
Sarà capitato anche a voi di
sentirvi come il figliol prodigo: prima sfrontati e arroganti, poi vuoti e alla
fine pure fessi. Ma ecco il grande miracolo: il Padre che aspetta il figlio.
Appena lo vede da lontano gli va incontro. Lo abbraccia. Gli dice che lo ama
ancora di più e organizza pure una festa. Poi lo riempie di doni.
Io ho ricevuto in dono questi
ragazzi e come se non bastasse nello stesso periodo è arrivato Ettore, il mio
terzo figlio. Ricordo il giorno del battesimo. Intorno all’altare c’erano 15
padrini: atei, musulmani, cristiani, italiani e stranieri dei quartieri
popolari… erano stati scelti, erano stati chiamati e non potevano mancare per
nessun motivo. Quel giorno bisognava fare festa.
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