giovedì 21 febbraio 2019

LA PARTITA - Capitolo 6/10 - Ettore


Ho sempre considerato i ragazzi del San un grande regalo. Più passa il tempo, più me ne rendo conto e anche se è una cosa strana da dire, sono una carezza di Dio. Cioè uno di quei doni che a volte arriva inaspettato, altre volte chiesto e desiderato, ma che è sempre molto più grande di quanto lo si poteva immaginare. Prima di incontrare i ragazzi avevo vissuto uno dei periodi più difficili della mia vita: un tempo di aridità spirituale che aveva messo in crisi ogni mia certezza. Io che credevo di aver capito tutto dalla vita, mi sono reso conto di non aver capito nulla. E il dolore profondo e concreto che sentivo era la prova schiacciante del mio fallimento.
Ma è proprio quando mi sono trovato nel punto più basso che ho sentito il bisogno di essere amato e perdonato. Ho desiderato profondamente Gesù. E ho sperato nella sua risurrezione. Molti non ci credono o se lo dimenticano, perché la nostra testa ci dice che dopo la morte c’è solo il nulla. Polvere. E’ una verità che non può essere spiegata. Nessuno potrà mai convincere qualcun altro dell’esistenza di Dio a parole. Perché Gesù non è una teoria, ma il grande miracolo di Dio. La persona da cui ogni vita, anche la più “sbagliata” può ricominciare da capo. E’ per questo che molti iniziano a credere quando sentono la mano di Dio che sfiora il loro volto. Quando accade qualcosa a cui non puoi dare spiegazioni, ma che ti fa dire mille volte grazie e ti fa piangere di gioia.
Anche quando vuoi buttarLo via o dimenticarti di Lui, Gesù ti aspetta. Quando pretendi di consumare la tua libertà, Lui ti ama ancora di più. Quando invece arrivi a toccare il fondo, devi prendere una decisione: o te ne sbatti, o decidi di farla finita oppure apri gli occhi. Basta una piccola fessura. Da lì, da un foro minuscolo, Lui entra, e con Lui tutta la luce.
Un giorno ho capito che io e la mia testa da soli avremmo continuato a sprofondare in un buco peggiore. Ho alzato lo sguardo. Ho chiesto aiuto. Qualcuno ha toccato il mio cuore nel profondo e ha sanato tutte le ferite. C’è voluto tanto tempo, ma ne è valsa la pena. E non si è trattato “solo” di una guarigione. E’ cambiata proprio la luce. Cioè l’amore di Dio che ti permette di vedere tutto con occhi diversi: tua moglie, i tuoi figli, gli amici, i nemici, il sole, la terra, il cielo, gli animali, le pietre…
Sarà capitato anche a voi di sentirvi come il figliol prodigo: prima sfrontati e arroganti, poi vuoti e alla fine pure fessi. Ma ecco il grande miracolo: il Padre che aspetta il figlio. Appena lo vede da lontano gli va incontro. Lo abbraccia. Gli dice che lo ama ancora di più e organizza pure una festa. Poi lo riempie di doni.
Io ho ricevuto in dono questi ragazzi e come se non bastasse nello stesso periodo è arrivato Ettore, il mio terzo figlio. Ricordo il giorno del battesimo. Intorno all’altare c’erano 15 padrini: atei, musulmani, cristiani, italiani e stranieri dei quartieri popolari… erano stati scelti, erano stati chiamati e non potevano mancare per nessun motivo. Quel giorno bisognava fare festa.

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