“II poveri non sono solo gli
immigrati che sbarcano nelle nostre coste. La povertà è fatta di volti e il
colore della pelle non può essere un freno alla carità. Dobbiamo allargare lo
sguardo e il cuore verso tutti”. Con queste considerazioni Mons. Nunzio Galantino,
segretario generale della CEI, ha dato il via alla presentazione del rapporto
2017 su povertà giovanili ed esclusione sociale in Italia. Parole pronunciate
lo scorso venerdì 17 novembre a Roma presso l’Associazione Stampa Estera, che
riprendono in modo sostanziale la linea di Papa Francesco: non ci sono povertà
che meritano e altre no. La povertà fa male e basta. E spesso è invisibile,
come quella che colpisce i nostri giovani.
“Chi dice che la Caritas aiuta solo gli
immigrati e non gli italiani o chi va in televisione per strumentalizzare
questi discorsi” ha aggiunto Galantino “non conosce l'operato della Chiesa e
non è mai entrato in un centro di ascolto, oppure non legge i rapporti che
Caritas cura ormai da vent'anni”.
Basta documentarsi un po’ per
scoprire che il primo rapporto risale al 1996 (a dimostrazione che Caritas non
è solo “fare”, ma anche e soprattutto animare, promuovere, osservare la realtà).
A distanza di due decenni le cose sono cambiate: oggi la povertà è aumentata
sia per quantità che per qualità. Se negli anni ‘90 la categoria più colpita
era quella degli anziani e dei pensionati, oggi la fascia giovanile è quella
che soffre di più. Ci sono più di 7 milioni di persone in situazione di grave
deprivazione materiale e 17 milioni a rischio di povertà ed esclusione sociale.
Da questi dati nasce il titolo della
ricerca: “Futuro anteriore”. Una scelta dal valore simbolico che descrive la
tendenza dei giovani a camminare verso il futuro, ma con la testa rivolta
indietro verso il passato, che sì, aveva dei forti limiti, ma lasciava
intravedere delle prospettive. I dati ci dicono chiaramente che in Italia i figli
stanno peggio dei genitori in Italia. Il 23% è a rischio povertà contro il 29%
in Europa.
“La crisi ci ha lasciato un esercito
di poveri” ha voluto sottolineare Mons. Galantino, “ma dobbiamo assolutamente
porci una domanda: come credenti che dobbiamo fare? Non mi convincono i
professionisti della indignazione fine a
sé stessa. Sport vicino a quello dello scarica
barile. Dobbiamo continuare ad animare il nostro Paese e comunicare bene
che la Caritas non ha la delega dell’aiuto agli ultimi, ma ha un mandato
specifico: testimoniare la carità!”
In chiusura è intervenuto anche Mons.
Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana che ha messo in evidenza la
necessità di dare speranza ai giovani perché “senza non c’è futuro. Sono loro i
motori del cambiamento. Noi crediamo in loro non a parole, ma coi fatti: perché
siamo ogni giorno sul campo e lavoriamo a loro fianco”.
Di Matteo Donati
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