E'
che in fondo mi piace svegliarmi presto al mattino, perché è tutto
più fresco e lucido e chiaro. Del resto anche oggi avrei potuto
dormire di più, ma niente. A volte non mi va proprio di riposarmi:
ed eccomi sul balcone a guardare il sole appena alto nel cielo. E' un
disco sfocato e mentre si solleva spero che illumini presto questa
giornata e la renda calda, perché – diciamolo- alla fine
dell'inverno siamo tutti un po' più stanchi e alla lunga l'inverno
rompe.
Mi
piace tutto di questa piccola adorabile città, che adesso osservo
dal mio balconcino di casa mentre il sole si solleva alto e via
discorrendo. Me lo sarò detto mille volte che me ne sono innamorato
subito, ma ancora non mi stanco di ripeterlo. Un vero colpo di
fulmine. E devo considerarmi fortunato perché dalla posizione in cui
mi trovo posso guardarla bene. Con calma, senza fretta.
Lo
dicono in tanti che è bella; molti lo urlano con fredda oggettività.
Sono i soliti poveri animali da circo dell'amore, che vivono dentro
il bar per ammazzare il tempo. Loro direbbero che è una figata
di città, ma che spreco, che banalità. Come si fa presto a rovinare
la bellezza. Non che io conosca tutto in quanto a sentimenti, non
sono così presuntuoso, ma una cosa la so bene: la bellezza non basta
a giustificare il terremoto che si è scatenato dentro di me...
Ogni
tanto mi fermo con me stesso e non posso fare a meno di chiedermi:
perché me ne sono innamorato? Perché proprio io? Perché proprio
lei?
Per
come mi ha guardato. Mi ha guardato dritto negli occhi, in un modo
che solo lei. Come nessuna prima mai. Come se la potenza di un solo
sguardo mi avesse preso anche per mano, tirandomi a se con un misto
di forza e di premura. Poi con quella stessa luce mi avesse regalato
un abbraccio, così pieno e totale da dirmi “ecco, questa sono io,
voglio farmi conoscere da te e questa è la mia anima che imparerai a
conoscere col tempo. Sguardo-presa per mano-abbraccio si sono
trasformati quasi subito: entrare negli occhi, scambiarsi parole
sempre più vere, pelli che si sfiorano, odori che si attraggono.
E
adesso sono un errabondo curioso in questa città, così intrigante
nel suo nitore. La osservo da tempo ormai, da lontano e da vicino; e
ho sempre più voglia di scoprirla perché a volte mi sembra
infinita, piena di storie da raccontare, nuove percezioni da narrare,
nuovi odori nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze e nei
suoi campanili. Mi piace attraversarla lentamente perché ogni volta
mi sembra di viaggiare in un posto diverso, sempre più familiare, ma
diverso. Giorno e notte. Autunno e inverno. Che bello che adesso
arriva anche la primavera: occhi-parole-odori-pelle sono diventati
vita, un'esplosione di narrazioni, emozioni, sensazioni. E' bastato
così poco ad accendere quella fiammella. Poi sempre più fuoco e
vita in questa città così carina che mi ha fatto innamorare sul
serio, tanto che ho iniziato a chiamarla col suo nome vero. A lungo
ho cercato di nascondermi dietro le sue mura esterne che la
proteggono, fino a quando non è stato impossibile non ammettere il
suo nome. Sussurrarlo piano inizialmente, per poi scriverlo su carta,
in piccoli foglietti sgualciti da nascondere sotto le pietre o in
mezzo a libri che non leggerà mai nessuno; a mano a mano che veniva
fuori il coraggio ho imparato a dirlo bene il suo nome... e adesso mi
piace tanto chiamarti così e dirlo a memoria mentre…
non
si capisce bene dove inizi te
non
s'intende bene dove finisco io
perché
ci siamo scambiati il cuore ormai
e
c'è un'ombra sola che si stende sulle nostre anime
sei
una città che è donna fino in fondo
sei
una città che è amore profondo
Nessun commento:
Posta un commento