Patrick è da diversi anni in Italia, ha un regolare permesso di soggiorno
ed ha sempre lavorato. Tutto quello che guadagnava lo portava alla moglie e ai
tre figli. Poi la crisi, la fabbrica che chiude e una famiglia alla fame. Non
ha alternative perché in Nigeria non può tornare e non se la sente di spacciare
la droga...
Così tutte le mattine prende il bus e con il suo sgangherato borsone
dall’entroterra raggiunge Pesaro o i centri vicini per “vendere” quello che ha.
Chi compra non ne ha bisogno ma vuol dare solo una mano a questo ragazzo dal
viso sorridente e gli occhioni a palla. D’estate gira le spiagge e d’inverno la
stazione, i parcheggi, uno slargo affollato. Non vende griffe contraffatte, non
truffa i clienti, non assilla. Vende strofinacci, calzini, fazzolettini di
carta. Quanto basta per tornare a casa la sera con la dignità di un padre di
famiglia. Poi arriva la legge, fredda, inesorabile. Patrick viene fermato,
identificato ed essendo un “abusivo” gli viene sequestrata tutta la “merce”: 76
calzini, 9 strofinacci, 3 confezioni di fazzolettini di carta. Era il tesoro di
Patrick, quel giorno, ed ora non ce l’ha più. Tutto confiscato, oltre ad una
multa di 5.000,00 euro. Mi fa vedere il verbale, piange Patrick, non sa cosa
raccontare a casa, stasera. Mi elenca le bollette da pagare, il fitto in
sospeso, il conto al supermercato. Non ha rubato, ha cercato di vendere quattro
stracci per stato di necessità. “Stato di necessità”. Anche per la norma che ha
violato è una causa di esclusione di responsabilità. Forse chi lo ha fermato non se lo è ricordato.
Patrick, quattro stracci, il carcere all’orizzonte, nell’Italia degli scandali
miliardari. Se almeno avesse anche lui il numero del cellulare del Ministro.
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