lunedì 30 settembre 2013

10 - VOLEVO FARE IL SOLDATO


-Perché sei scappato?
-Perché da noi non c’è la libertà!
-E qui pensi di trovarla?
-Qui puoi pensare, puoi vestirti come vuoi, tagliarti i capelli, innamorarti della donna che ami, esprimere le tue idee…la mia libertà l’ho già trovata…
-E come vedi il tuo futuro?

-Vorrei stare in Italia, lavorare, sposarmi con una donna italiana, vivere tranquillo. Questo vuol dire essere liberi. Ero disposto a tutto pur di farcela, anche a morire...

9 - IL MAGAZZINO DEI VESTITI

Il magazzino dei vestiti è uno dei luoghi più frequentati di Basùra. Ne sanno qualcosa le persone che abitano da quelle parti e che ogni volta che mi incontrano colgono l’occasione per ricordarmi che è giunta l’ora di farla finita: dicono che bisogna spostare il magazzino da un’altra parte perché chi lo frequenta trasforma tutta la zona in un Far West. C’è una signora anziana molto a modo che sta proprio lì di fronte e che spesso si fa portavoce delle lamentele del vicinato. Non è contraria al fatto che vengano distribuiti indumenti ai bisognosi, ma lo è al fatto che lascino montagne di immondizia, facciano i loro bisogni sui muri o tra le macchine, tanto che certi odori entrano persino dentro gli appartamenti attraverso le finestre; dice che è inaccettabile che ogni volta che piove tutti si riversino sotto il suo ingresso che è riparato o che addirittura per quanto sono numerosi invadano la strada stretta a senso unico, impedendo il normale flusso delle auto. Di questo passo saranno costretti a fare un appello al  Sindaco. Addirittura si rischia di svalutare i prezzi degli immobili perché nessuno comprerebbe casa in un luogo così degradato. Come dargli torto?

giovedì 26 settembre 2013

8 - MOHAMED (seconda e ultima parte)



Se avete letto Dio non produce scarti forse ricorderete la storia di Mohammed, un ragazzo di origini marocchine con gravi problemi di alcolismo. Lo trovai di fronte all’ospedale riverso in mezzo a una siepe in un giorno di forte pioggia. Ancora riesco a ricostruire nitidamente la scena per quanto ne rimasi impressionato; davvero pensavo di aver scoperto un cadavere. Era tutto zuppo, avvolto nelle coperte e ci mise parecchio tempo prima di darmi un cenno di vita. E’ stato uno dei momenti più forti che abbia mai vissuto tra le strade di Basùra. La sua storia finiva molto in fretta: pochi giorni dopo il nostro incontro la Polizia lo sorprese mentre dormiva dentro l’ospedale e dato che il suo permesso di soggiorno era scaduto lo portò via. Io credevo per sempre, ma non fu così...

mercoledì 25 settembre 2013

7 - PADRE

Sono una persona fortunata. Non mi è mai mancato nulla e la vita mi ha fatto sempre molti regali. La maggior parte non li merito nemmeno. Il più grande di tutti credo sia quello di aver incontrato la persona che amo e di aver avuto con lei due figli che adoro e con i quali mi diverto un sacco a giocare, portarli in giro, fargli qualche regalo ogni tanto. Sono cose che dopo un po’ di tempo diamo per scontato. Diventano normali, come se essere felici fosse una cosa dovuta, quasi banale. Ultimamente ho imparato da alcune persone che non è così. E le ringrazio per questo.

martedì 24 settembre 2013

6 - VU CUMPRA'



A Basùra c’è gente che non ne può più, è a dir poco esasperata. Ogni volta che si ha la necessità di parcheggiare davanti all’ospedale o vicino al tribunale non è più sufficiente versare i soldi per il parchimetro perchè ormai si è aggiunto un altro dazio: l’offerta ai vu cumprà. Sono tantissimi, troppi, tutti neri, si mettono anche in centro all’uscita dai bar e dei negozi e con insistenza cercano di rifilarti la loro merce. Così per toglierteli dai piedi hai poca scelta: o fili diritto per la tua strada fingendo di non vederli o gli dai qualcosa. Bisogna intervenire, la Polizia dovrebbe mandarli via. E’ indecoroso. Cosa penseranno i turisti? Ogni tanto ne parlano anche i giornali perché c’è anche chi si stufa per davvero e chiama le forze dell’ordine...

lunedì 2 settembre 2013

5 - IL BEL RENE'



State per leggere una delle storie che mi ha affascinato di più. Sentirete parlare di un personaggio molto originale che vive per strada da una decina d’anni e metà della sua vita l’ha passata in carcere, quello duro. Ma prima di conoscere il Guido di oggi dovete immaginarlo quando era ancora un ragazzino: uno scugnizzo classe 1957 tutto riccioli neri, con un fuoco dentro di sé che lo rendeva inquieto e curioso. Se a questa indole focosa aggiungete il quartiere in cui è nato, la Comasina nella periferia di Milano, un padre violento e l’incontro con il famoso bandito Renato Vallanzasca, avrete un’idea più chiara. Adesso andiamo con ordine, vorrei riuscire ad accompagnarvi dentro la vita di Guido con la dovuta delicatezza. Alcuni di voi, come me, potrebbero affezionarsi a lui e credo di sapere il perché: ci sono delle anime che sono speciali e custodiscono qualcosa di molto prezioso. Un tesoro. Ma col passare del tempo questo tesoro cresce e a volte diventa talmente grande che deve volarsene via. E il momento cruciale arriva quando quell’anima deve decidere dove far migrare il proprio tesoro. In genere ci sono tante direzioni, ma non tutte rendono felici. E la felicità non è altro che una sorta di armonia in cui l’anima e il suo tesoro se ne stanno in pace. Al contrario, ci sono percorsi che conducono verso strade dolorose. Di solito hanno confini ammalianti, ma nascondono spine acuminate e feroci intemperie. Questo pensiero non vuole giustificare niente, serve solo a spiegare come certi uomini, giudicati criminali o devianze del sistema, tante volte tengano nascosto un bene profondo che non è riuscito a spiccare il giusto volo. Forse, più semplicemente, nessuno glielo ha mai insegnato...

4 - IL MARINAIO

Qualche tempo fa, sistemando le carte del mio ufficio, ho trovato una lettera che avevo quasi dimenticato. Rileggendola mi sono tornate in mente tante cose. Ho rivisto in quelle poche righe la vita di un uomo che si faceva chiamare il Marinaio perché prima di diventare un uomo di strada è stato un grande avventuriero. Nato in sud America è stato membro di molti equipaggi che hanno solcato i mari di luoghi remoti come la Patagonia, la Terra del Fuoco, l’Amazzonia. Quello che so di quelle mete leggendarie lo devo soprattutto a lui che me le ha descritte e mi ci ha accompagnato con la fantasia. A volte ho pensato al Marinaio come a uno dei personaggi narrati dal grande scrittore cileno Luis Sepùlveda nel suo Patagonia Express. Così ho deciso di pubblicare questa lettera che di per sé potrebbe assomigliare a tante altre, ma per quello che è avvenuto in seguito, ha assunto per me un significato molto più profondo che conservo con cura nella raccolta dei miei ricordi... 

3 - SEi PIU' FORTE DI ME


Paolo sa di avere solo un’ora a disposizione. Fra sessanta minuti la guardia ricomincerà il giro di ronda e sarà finito il tempo utile per realizzare il piano. Dovrà agire in fretta, a sangue freddo. Paolo è uno dei 66 mila detenuti nelle carceri italiane, è dentro da pochi mesi, ma dovrà starci per altri otto anni. Troppo. Troppo tempo. Una vita.

2 - LE AVVENTURE DI UN PICCOLO FASCISTA


Mio padre era un uomo di destra, uno di quelli veri, non così per dire. Ha combattuto la seconda guerra mondiale e non ha mai tradito, rimanendo sempre a fianco dei tedeschi. Fino alla fine. Nella parete più luminosa della sala da pranzo aveva attaccato una gigantografia del Duce. A volte mi faceva un po’ paura: mi impressionava il suo sguardo cupo, infatti non volevo mai restare da solo dentro quella stanza. Passavo di lì veloce e cercavo di non guardarlo per niente. Poi col tempo mi ci sono abituato e diventando grande i miei timori iniziali sfumarono prima in un sentimento di simpatia, poi in assoluta ammirazione. Mio padre era per me come una roccia, anzi di più, una montagna. Ero fermamente convinto che fosse infallibile perché aveva sempre la soluzione giusta a ogni problema. Rappresentava la cosa più solida della mia vita, una certezza assoluta e se era così devoto a quell’uomo, un motivo c’era di sicuro e le ragioni non mi interessavano più di tanto.

In casa l’educazione era molto rigida e la mia famiglia era fondata su due valori assoluti e imprescindibili: ordine e disciplina. Se non rispettavi queste regole le buscavi. Se ti veniva in mente di lamentarti, le buscavi un’altra volta e così fino a quando non ti era entrata in testa la teoria. Mio padre faceva il magazziniere, lavorava per una ditta edile specializzata nella lavorazione della vetro resina, mia madre era impiegata statale. Lavoravano onestamente. Posso dire che non mi facevano mancare quasi nulla e a quei tempi era una bella fortuna perché io abitavo a Napoli e quelli erano gli anni settanta...

1 - CENTRO D'IGENE MENTALE

Squilla il telefono. Rispondo. Si presenta un medico del Centro d’Igiene Mentale. Mi riferisce che hanno ricoverato Jessica d’urgenza. La situazione è molto grave, c’è mancato poco che morisse. Da una settimana era rinchiusa nella sua roulotte senza mangiare. Solo Tavernello in cartone e fiumi di antidepressivi. Risultato: intossicazione e delirio. Per fortuna una volontaria è andata a farle visita, si è accorta della situazione e ha chiamato un’ambulanza. Non appena apprendo la notizia salgo subito in macchina e la vado a trovare. So per certo che non ha parenti né amici in grado di starle vicina in un momento così delicato...