PESARO - La telefonata che non ti arriva in un mercoledì d’afa, quando il
sudore ti si appiccica addosso come il dolore con cui convivi e cerchi di
addomesticare da due mesi. «Ciao Michele, sono Papa Francesco...» e il resto è
incredulità, stupore, commozione...
(articolo tratto da "Il Messaggero", foto da "Famigliacristiana.it")
(articolo tratto da "Il Messaggero", foto da "Famigliacristiana.it")
... Il resto è la semplice straordinarietà di un
colloquio intimo e privato che vede dall’altro capo della linea Michele Ferri,
quarantenne fratello di Andrea, l’imprenditore titolare di alcuni impianti di
benzina ucciso due mesi fa, la notte a cavallo fra il 3 e il 4 giugno. Per
quell’omicidio sono finiti in carcere un suo dipendente e un suo complice, ma
il delitto ha marchiato Pesaro per la sua amorale efferatezza e ora resta la
famiglia a portarne addosso le cicatrici che fanno fatica a rimarginarsi: la
moglie, i figli, la madre, i fratelli. Come Michele che in tutte queste
settimane ha elaborato il lutto nel silenzio fino a catapultare stille di
sofferenza nell’universo virtuale della rete, così che le poche frasi postate
sui social network appaiono come quei messaggi che un tempo si affidavano a una
bottiglia lanciata al mare. «Più passa il tempo e più il dolore aumenta» scrive
il 22 giugno e, ancora, il 17 luglio. Michele è da anni costretto in
carrozzina: «Ti ho sempre perdonato tutto. Questa volta no, Dio, questa volta
non ti perdono». Soffre Michele, soffre dell’assenza di un fratello che è stato
sempre fulcro per tanti. E allora scrive ancora, ma questa volta ha in mente
ben altro mittente: Papa Francesco, quel pontefice venuto dall’altra parte del
mondo e da cui masse di fedeli (e non) affamate di punti di riferimento hanno
già imparato a farsi sorprendere. Lettere di appello, sfogo, speranza, affidate
ad alti vertici religiosi e istituzioni sono di ordinaria quotidianità, più
straordinaria è una risposta che non arrivi filtrata da una staff predisposto.
Può accadere se un Papa si chiama Francesco e in Vaticano ha già dato mandato
alla sua segreteria di fargli recapitare missive particolarmente significative
a cui risponderà personalmente. Così è per quanto scritto da Michele Ferri, una
lettera ritenuta dal Pontefice meritevole non tanto di una risposta di proprio
pugno quanto di una telefonata. E mercoledì arriva la chiamata condivisa poco
dopo con poche ma significative parole sulla sua pagina Facebook: «Oggi è
arrivata una telefonata inaspettata.... al mio "Pronto?" mi ha
risposto una voce dicendomi "Ciao Michele, sono Papa Francesco....".
un’ emozione unica». E ancora... «Mi ha detto che ha pianto quando ha letto la
lettera che gli avevo scritto»... Poi, di seguito, sempre sulla pagina del
social network ha aggiunto, quasi a volersi schermire dell’unicità dell’evento:
«Mi sono dimenticato di chiedergli se voleva fare un salto a Pesaro». Ferri,
oltre al messaggio postato su Fb, non ha voluto aggiungere nessun altro
commento sulla telefonata con il Papa. «E’ un fatto personale, che preferiamo
resti tale» si è limitata a riferire ieri mattina al citofono di casa, la
moglie. «Non sapevo nulla della lettera al pontefice» ha spiegato don Mario
Amedeo, il parroco della chiesa di Soria che conosce bene tutta la famiglia
Ferri e che l’8 giugno scorso ha celebrato i funerali di Andrea con una toccante
omelia. «La mamma di Michele - continua - mi ha soltanto informato della
telefonata la sera stessa». Poi ha preferito non aggiungere altro se non
sottolineare la bellezza del gesto: «Un gesto bellissimo che testimonia la
bontà e la grandezza di questo pontefice».
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