venerdì 9 agosto 2013

DELITTO FERRI, PAPA FRANCESCO TELEFONA AL FRATELLO DELLA VITTIMA PER CONFORTARLO










PESARO - La telefonata che non ti arriva in un mercoledì d’afa, quando il sudore ti si appiccica addosso come il dolore con cui convivi e cerchi di addomesticare da due mesi. «Ciao Michele, sono Papa Francesco...» e il resto è incredulità, stupore, commozione... 

(articolo tratto da "Il   Messaggero", foto da "Famigliacristiana.it")


... Il resto è la semplice straordinarietà di un colloquio intimo e privato che vede dall’altro capo della linea Michele Ferri, quarantenne fratello di Andrea, l’imprenditore titolare di alcuni impianti di benzina ucciso due mesi fa, la notte a cavallo fra il 3 e il 4 giugno. Per quell’omicidio sono finiti in carcere un suo dipendente e un suo complice, ma il delitto ha marchiato Pesaro per la sua amorale efferatezza e ora resta la famiglia a portarne addosso le cicatrici che fanno fatica a rimarginarsi: la moglie, i figli, la madre, i fratelli. Come Michele che in tutte queste settimane ha elaborato il lutto nel silenzio fino a catapultare stille di sofferenza nell’universo virtuale della rete, così che le poche frasi postate sui social network appaiono come quei messaggi che un tempo si affidavano a una bottiglia lanciata al mare. «Più passa il tempo e più il dolore aumenta» scrive il 22 giugno e, ancora, il 17 luglio. Michele è da anni costretto in carrozzina: «Ti ho sempre perdonato tutto. Questa volta no, Dio, questa volta non ti perdono». Soffre Michele, soffre dell’assenza di un fratello che è stato sempre fulcro per tanti. E allora scrive ancora, ma questa volta ha in mente ben altro mittente: Papa Francesco, quel pontefice venuto dall’altra parte del mondo e da cui masse di fedeli (e non) affamate di punti di riferimento hanno già imparato a farsi sorprendere. Lettere di appello, sfogo, speranza, affidate ad alti vertici religiosi e istituzioni sono di ordinaria quotidianità, più straordinaria è una risposta che non arrivi filtrata da una staff predisposto. Può accadere se un Papa si chiama Francesco e in Vaticano ha già dato mandato alla sua segreteria di fargli recapitare missive particolarmente significative a cui risponderà personalmente. Così è per quanto scritto da Michele Ferri, una lettera ritenuta dal Pontefice meritevole non tanto di una risposta di proprio pugno quanto di una telefonata. E mercoledì arriva la chiamata condivisa poco dopo con poche ma significative parole sulla sua pagina Facebook: «Oggi è arrivata una telefonata inaspettata.... al mio "Pronto?" mi ha risposto una voce dicendomi "Ciao Michele, sono Papa Francesco....". un’ emozione unica». E ancora... «Mi ha detto che ha pianto quando ha letto la lettera che gli avevo scritto»... Poi, di seguito, sempre sulla pagina del social network ha aggiunto, quasi a volersi schermire dell’unicità dell’evento: «Mi sono dimenticato di chiedergli se voleva fare un salto a Pesaro». Ferri, oltre al messaggio postato su Fb, non ha voluto aggiungere nessun altro commento sulla telefonata con il Papa. «E’ un fatto personale, che preferiamo resti tale» si è limitata a riferire ieri mattina al citofono di casa, la moglie. «Non sapevo nulla della lettera al pontefice» ha spiegato don Mario Amedeo, il parroco della chiesa di Soria che conosce bene tutta la famiglia Ferri e che l’8 giugno scorso ha celebrato i funerali di Andrea con una toccante omelia. «La mamma di Michele - continua - mi ha soltanto informato della telefonata la sera stessa». Poi ha preferito non aggiungere altro se non sottolineare la bellezza del gesto: «Un gesto bellissimo che testimonia la bontà e la grandezza di questo pontefice».

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