venerdì 17 agosto 2012

UNA MASCHERA DI SANGUE

    
Conosco Irina da alcuni mesi e sono un testimone oculare della sua brutale trasformazione. Ricordo che la prima volta in cui la vidi ero comodamente seduto in un bar, intento a gustarmi un caffé amaro e a leggere le righe troppo fitte del quotidiano più stimato di Basùra.
Lei entrò insieme al suo accento russo e con una borsetta scura aggrappata al braccio sinistro. Cercava un posto di lavoro. Come barista, appunto.
   La osservavo nascosto dietro la mia tazzina di ceramica, mentre lei parlava col gestore cercando di esaltare al massimo le sue qualità: sorriso facile, voce sottile, bella presenza, sguardo dolce. Eppure si leggeva dentro di lei una velata rassegnazione. Come se già conoscesse in anticipo la risposta: la ringrazio, lasci pure il curriculum, ma per il momento siamo a posto così, magari ci sentiamo più avanti.
    Irina è stata una delle prime donne russe arrivate a Basùra in cerca di fortuna e la sua storia è più o meno simile a quella di tante sue compaesane. Una vita difficile strettamente legata al lavoro: badante, donna delle pulizie, lavapiatti…
    Il mostro che ha preso Irina e ha provocato la sua prima brutale trasformazione si chiama alcool. Ha strappato la sua bellezza moscovita lasciandole la non cura di sé, i capelli sempre unti, le mani tremule, le unghie sporche, i denti fragili, la faccia gonfia e l’alito pesante. All’inizio bere sembrava un gioco, come sperimentare stati confusionali e stordimento. Poi il gioco si è fatto esercizio puntuale e quotidiano per levare le patine di solitudine che le scendevano sugli occhi, svuotando cartoni di Tavernello a ripetizione. Infine l’esercizio ha lasciato strada all’assuefazione. Un cappio al collo. Sempre più stretto. Solo per smettere di tremare e calmare un’angoscia infinita.
    Il mostro che ha preso Irina e ha innescato la sua seconda brutale trasformazione si chiama Falco, è di origini pugliesi e per un po’ starà a marcire in carcere. Falco era il suo fidanzato. Un fidanzato geloso e parassita che ha avuto la forza e il cinismo giusti per succhiarle quel po’ di dignità che le era rimasta.
    E’ sera, fuori c’è solo il buio. Falco e Irina passeggiano nei viali alberati di un giardino pubblico. Hanno bevuto entrambi, ma lui è molto più ubriaco di lei. Irina riceve una telefonata. Risponde. E’ il suo ex fidanzato. Questo basta a far scattare una scintilla negli occhi di Falco. Come sempre la sua gelosia morbosa si trasforma in violenza pura. La picchia spesso, quasi tutti i giorni, ma Irina ha paura di lasciarlo. Falco si agita e grida: “quello non si deve neanche permettere, capito!!”
    Tutto accade in un lampo: Falco strattona Irina a due mani poi le da una testata. E’ un animale feroce che affonda le zanne sulla preda indifesa. Il sangue esce copioso dalla fronte di Irina. Seguono calci, urla, pugni, schiaffi che fanno male e che umiliano. Quando ha finito il lavoro Falco ha il fiatone e sputa per terra. Lascia la donna agonizzante e ansimante. Adesso Irina è davvero un mostro. E’ all’apice della sua brutale trasformazione. Il caso ha voluto che io fossi poco distante dai due e ho sentito le urla che provenivano dal giardino. Mi sono messo a correre in quella direzione per capire cosa fosse successo. Ho visto Irina sola che piangeva e che indossava una maschera rossa e viola. L’ho soccorsa e ho chiamato subito un’ambulanza, ma l’ho fatto in silenzio. Mi è bastato guardarla negli occhi gonfi di botte per dirle che era finita.
    Non le avrebbero più fatto del male.

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