Circa vent’anni fa nella sponda Adriatica opposta alla nostra scoppiava l’inferno. Cominciava la dissoluzione della Repubblica Federativa di Iugoslavia. Dopo la secessione della Slovenia e i primi grandi scontri in Croazia, la guerra più atroce si scatenò in Bosnia Erzegovina. Iniziò il 6 aprile 1992 e causò più di novantamila morti.
Un viaggio nei bassifondi delle nostre città, tra Caritas e dintorni. A cura di Matteo Donati
sabato 18 agosto 2012
venerdì 17 agosto 2012
LA MENSA DEL POVERO
I bassifondi di Basùra sono luoghi in cui puoi vivere soltanto se accetti come prima regola l’imprevisto e se hai una scorza abbastanza dura da accettare di toccare il fondo. Io che vengo dal mondo-bene non potrò mai capire totalmente il significato di questa bella teoria preconfezionata, ma iniziando questo viaggio mi sono posto l’obiettivo di provarci. Per questo oggi mi addentrerò in una delle bellezze tipiche di Basùra: la mensa del povero. E ci entrerò da povero.
QUANDO I CLANDESTINI ERAVAMO NOI
C’è un mio amico avvocato che per una vita si è preso cura non solo di storie che vengono dal basso, come le nostre di Basùra, ma anche di molto peggio: alcune delle sue storie partivano o erano tremendamente dirette all’inferno o giù di lì.Per anni è stato direttore di un carcere di massima sicurezza.
SHEILA
Finalmente sta tornando la primavera e con essa la voglia di uscire di casa. Uno dei luoghi che più amo di Basùra è il mare. Per descriverne la bellezza ci vorrebbero alcune decine di libri. Un quadro al giorno. Bisognerebbe dedicargli delle canzoni. Poesie. Mi piace fargli visita ogni tanto, mi fa dimenticare tutto il resto.
LA CURDA
Adilè è una donna di etnia curda. La sua è una terra divisa tra Turchia, Iran e Iraq, con enclave in Siria, ma il fatto di essere ricchissima di prodotti naturali, tra cui il mitico petrolio, le ha gettato addosso un mucchio di guai. L’ha resa vittima di ingiustizie e violenze indicibili.
giovedì 16 agosto 2012
LA COPPIA PIU’ BELLA DEL MONDO
Josè è come il vento. Un giorno ha deciso di volare e di liberarsi da tutte le catene che lo legavano a terra. Ha sposato Nuestra Señora de la Libertad. Ha scelto di essere libero e ne pagherà il prezzo.
mercoledì 15 agosto 2012
L’OMICIDA
Ci sono storie che mi mettono paura. Mentre le ascolto mi vengono i brividi lungo la schiena e una sorta di solletico dentro gli occhi. Per non piangere devo guardare da un’altra parte, lontano da quello sguardo. Non so come, ma mi viene da entrare dentro le persone: nelle scarpe in fuga dalla Polizia, nelle mani che hanno rubato e malmenato, nei panni sudici e fradici, nelle cicatrici della pelle.
I MAGNIFICI 5
Li osservo avanzare dalla parte opposta del tunnel. Sembrano dei supereroi. Il vento scuote leggero i loro capelli e gli zaini gonfi sulla schiena gli danno un’aria davvero imponente, quasi minacciosa. Il sole sta calando dietro le loro spalle e cinque lunghe ombre si distendono in avanti per diversi metri, ormai mi raggiungono.
PRISTINE
La casa di Pristine è situata nella zona mare di Basùra. Avendola incontrata un giorno per strada nel corso di uno dei miei pellegrinaggi in città le avevo chiesto se potevo passare a trovarla, così eccomi in via Allende 46. Pristine è una ragazza davvero molto bella, porta con sé il profumo e il mistero della sua amata Africa.
UNA CITAZIONE
Nel suo “Mondo piccolo” Giovannino Guareschi scriveva che “…gli uomini sono delle disgraziate creature condannate al progresso, il quale progresso porta irrimediabilmente a sostituire il vecchio Padreterno con le nuovissime formule chimiche. E così, alla fine, il vecchio Padreterno si secca, sposta di un decimo di millimetro l’ultima falange del mignolo della mano sinistra e tutto il mondo va all’aria.”
L’ANARCHICO
Finalmente il giudice mi ha dato il permesso di far visita al carcere di Basùra. Lo aspettavo da settimane. Fino a oggi una prigione vera l’avevo soltanto immaginata e ogni volta che ci passavo davanti la vedevo come un enorme blocco di cemento che conteneva persone cattive.
IL MAGOBBUONO
Mi trovo nei presi della stazione ferroviaria e vedo da lontano la sagoma del Magobbuòno. Avanza zigzagando in sella a una vecchia bicicletta arrugginita. Assomiglia a una enorme sfera con annessa pancia da Babbo Natale. Indossa una maglietta bianca di cotone che puzza da cani e quattro strati di giubbotti rigorosamente aperti sul davanti che sbattono al ritmo del vento.
LA MALATTIA
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